di Guido Di Stefano
Un antico adagio recita: “non è l’abito che fa il monaco”. Però stranamente non viene mai integrato opportunamente, atteso che è sostanzialmente diretto a chi non vuol capire e a chi non vuol udire, ovverosia ai “furbi e ai sordi”, tanto per dirla in linguaggio politicamente non corretto. Secondo noi si dovrebbe esprimere la completa enunciazione “non è l’abito che fa il monaco ma è il monaco che deve onorare il saio che ricopre le sue nudità”.
Giovanni il Battista, Giovanni l’Evangelista, Paolo di Tarso, Francesco d’Assisi non parlarono e non praticarono il “politicamente corretto”; non pensarono di imporre il pensiero unico universale; non mischiarono il sacro con il profano; non pretesero l’asservimento e lo svilimento dell’essere umano; non inseguirono la ricchezza e il potere terreno.
Invece uomini liberi tra uomini che volevano liberi seguirono i sentieri della luce e della verità e li indicarono alle genti; uomini “giusti” a contatto di giusti e ingiusti furono capaci di vedere il “prossimo” vicino e lontano; veri “ecumenisti” lasciarono messaggi validi per tutti gli uomini a prescindere da razza, sesso, credo religioso, ideologia politiche; e cosa più importante furono umili con gli umili e potenti con i potenti; veri credenti non infangarono mai lo spirito con la bramosia dei caduchi poteri terreni.
Vissero la loro vita come un servizio all’umanità e al Creatore potente e misericordioso, che tutti gli uomini “ama” indistintamente.
Parole e azioni di saggezza umanamente ed eticamente corrette ci hanno lasciato. D’altra parte non poteva essere diversamente perché scelsero le vie dell’Altissimo come mostrò quello che fu il più Grande Maestro dell’umanità, Gesù Cristo.
Le loro parole e le loro azioni suonano condanna all’attuale “politicamente corretto”. “Le vostre azioni parlino per voi” fu detto. E fu anche detto di parlare con semplicità, senza restrizioni mentali, senza inganni, senza fraintendimenti. Perché il vino si deve chiamare vino e non “vino base”e l’aceto si deve chiamare aceto e con “vino diverso”. Fu anche detto di di “non vergognarsi di chiamare per nome ciò che Dio ha creato”. E fu detto pure che “tutte le pecore di tutti gli ovili” riconosceranno la Sua voce e lo seguiranno.
Leggiamo un’infinita misericordia nei testi sacri, le nostre radici, e poche “condanne” o “distinguo”: “Date a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio”; “è più facile che un “Kamelos” entri nella cruna di un ago, che un “ricco” entri nel regno dei cieli”; “guai a chi scandalizzerà uno di questi bambini che credono in me …”. Parole anche queste pronunciate da Uno che in quel momento era un uomo gravato da una somma missione.
Per essere più convincenti vi riportiamo il “Cantico delle creature” (un poco compattato), afflato poetico del poverello (per libera scelta) di Assisi e poi concluderemo.
Altissimu, onnipotente bon Signore,
Tue so’ le laude, la gloria e l’honore et onne benedictione.Ad Te solo, Altissimo, se konfano, et nullu homo ène dignu te mentovare..
Laudato sie, mi’ Signore cum tucte le Tue creature, spetialmente messor lo frate Sole, lo qual è iorno, et allumini noi per lui. Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore: de Te, Altissimo, porta significatione.
Laudato si’, mi Signore, per sora Luna e le stelle: in celu l’ài formate clarite et pretiose et belle.
Laudato si’, mi’ Signore, per frate Vento et per aere et nubilo et sereno et onne tempo, per lo quale, a le Tue creature dài sustentamento.
Laudato si’, mi Signore, per sor’Acqua. la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.
Laudato si’, mi Signore, per frate Focu, per lo quale ennallumini la nocte: ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte.
Laudato si’, mi Signore, per sora nostra matre Terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti fior et herba.
Laudato si’, mi Signore, per quelli che perdonano per lo Tuo amore et sostengono infrmitate et tribulatione.
Beati quelli ke ‘l sosterranno in pace, ka da Te, Altissimo, sirano incoronati.
Laudato s’ mi Signore, per sora nostra Morte corporale, da la quale nullu homo vivente pò skappare: guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali;
beati quelli ke trovarà ne le Tue sanctissime voluntati, ka la morte secunda no ‘l farrà male.Laudate et benedicete mi Signore et rengratiate e serviateli cum grande humilitate.
Cose di altri tempi si sarebbe detto una volta, quando nel mondo non regnava il caos attuale!
Ma ora nel terzo millennio devastato e avvelenato da troppi (ancorché pochi in numeri assoluti) “microcefali umani urlanti” e “microcefali satanici silenti” viene spontaneo piangere e urlare cose di altri mondi.
Sempre l’Altissimo ha ripetuto “sono lento nell’ira e grande nella misericordia”; però ha anche detto “mia è la vendetta e mio il compenso”. Quindi trepidiamo in questo universo da Lui donatoci e ci chiediamo: quando e da dove scatterà la sua vendetta contro questa umanità sempre più proiettata verso la dilagante adorazione di effimere divinità, fallaci illusioni costruite e proiettate dai manipolatori di turno?